Corde, lacci, catene: l’arte del bondage è assolutamente eccezionale. In questo approfondimento parleremo a fondo del significato di bondage, delle origini e delle principali tecniche erotiche.
Sarà un breve ma interessante viaggio in queste pratiche antiche ed affascinanti, capaci di destare curiosità ed eccitazione, pur restando delle forme artistiche indiscusse (almeno alcune tecniche).
Così, la prossima volta che sentirai dire “come si chiama il sesso con le corde?” sarai un esperto in materia.
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Bondage: il significato del termine
Che significa bondage?
Il termine deriva dall’inglese e sta per “schiavitù, servitù”. Anche in francese bondage ha il medesimo significato (e si scrive uguale, solo la fonetica è diversa).
Raramente, troviamo tale termine tradotto in italiano con l’orrendo termine bondaggio, che rassomiglia più ad una pratica medica che altro: molto meglio bondage.
Al di là della traduzione, il bondage ingloba in sé tutto l’insieme delle pratiche artistiche, erotiche e sessuali che prevedono l’uso di corde, lacci ed altri accessori per immobilizzare il partner.
Questa costrizione fisica fa parte di un gioco erotico consensuale e attento, che lega fisicamente e mentalmente dominatore e sottomessa (o dominatrice e sottomesso).
Come e quando nasce il sesso con le corde
Non c’è una data precisa che indichi quando il sesso bondage inizia a diffondersi, ma ci sono alcuni riferimenti storici interessanti che vale la pena elencare.
Se facciamo riferimento alla cultura giapponese, qui l’uso delle corde rappresenta il collegamento fra il divino e gli umani.
Ma c’è anche una connotazione legata alla disciplina.
Infatti, sia la polizia, che i samurai, avevano l’abitudine di legare i prigionieri con corde di canapa o di juta, così che non avessero bisogno di essere imprigionati in celle.
Canapa e juta erano sì materiali altamente disponibili nel Giappone del XV secolo (ed anche oggi), ma offrivano la possibilità di effettuare nodi particolari che indicassero lo status del prigioniero e/o il crimine per il quale era stato arrestato.
Il bondage inteso alla maniera sessuale inizia a farsi spazio nel periodo Edo giapponese, portato avanti fino agli anni 30 del secolo scorso grazie al teatro kabuki: da lì in poi, sarà sempre più diffuso.
C’è da dire, però, che alcuni recenti manoscritti trovati durante gli scavi di Bam, in Persia, testimoniano l’impiego delle tecniche di bondage per scopi erotici già presso i Medi, una popolazione iranica presente intorno alla prima metà del I millennio a.C.
Oggi il bondage rientra fra le pratiche tipiche del sesso BDSM, tant’è che la B iniziale dell’acronimo sta proprio per bondage.
Differenza fra soft e extreme bondage
Oltre alle diverse tecniche e fantasiose applicazioni di questa pratica, occorre fare una prima sostanziale differenziazione fra soft bondage e bondage estremo:
- Soft bondage: si intendono tutte quelle pratiche che prevedono l’immobilizzazione fisica del partner parziale e/o comunque molto blanda. Un esempio ne sono le classiche manette ai polsi o le bende per coprire gli occhi
- Bondage estremo: fa riferimento a tutte le tecniche più strong, come quelle che prevedono l’immobilizzazione fisica totale (o quasi), la sospensione (quando il partner legato viene sospeso, appendendolo al soffitto o ad un supporto apposito) fino ad arrivare alla mummification, ovvero quando il sub è incapace di muoversi e, in alcuni casi, di respirare agevolmente
Come si evince, non si tratta di pratiche semplici da mettere in atto.
Una cosa è imparare come legare una ragazza per una notte più piccante o per iniziare con qualche gioco sadomaso, un’altra è procedere con il bondage estremo.
L’immobilizzazione completa, l’asfissia erotica e tutti gli altri giochi più estremi devono essere svolti non solo con la certezza del reciproco consenso, ma anche con una notevole esperienza alle spalle.
Sono pratiche che, se eseguite da persone non esperte, possono rivelarsi pericolose se non addirittura mortali: i giornali sono pieni di queste notizie.
Inoltre, una grande attenzione deve porre il dom, sia a livello fisico, che psicologico: di fatto, il sub si concede e si fida completamente del suo dominatore e pertanto questi è tenuto a controllare costantemente il suo stato di salute e mentale.
Le 6 tecniche principali
Le tecniche del bondage sono davvero molteplici e assai diverse fra loro.
Vanno ad esplorare gli anfratti più nascosti dell’eros e della natura umana, sono sì un gioco, ma anche una vera e propria arte. Tant’è che in molte scuole e/o eventi di bondage, vi sono dei set fotografici predisposti.
Ma torniamo alle tecniche bondage.
Consapevoli del fatto che non possiamo elencarle tutte, parliamo delle principali 6:
1. Legatura comoda: fa parte del bondage soft e, per quanto scenografica, non è eccessivamente costrittiva o scomoda. Per realizzarla occorre una corda molto lunga
2. Shukaranbo: è una tecnica che viene dallo Shibari, l’arte di legare giapponese. Più che una tecnica immobilizzante, può essere più esattamente definita come una tecnica per stimolare i genitali e le zone erogene. Può essere tenuta su anche durante il giorno, sotto i normali abiti, dunque perfetta per chi segue una dom 24/7
3. Nodo quadrato: è una delle tecniche di bondage considerate fra le più artistiche in assoluto, perché il nodo va a formare un delicato fiore che avvolge il sub
4. Legatura delle caviglie: ne esistono di differenti tipi, ciascuno dei quali ha un proprio stile e le proprie peculiarità
5. Hog-tie: letteralmente significa “incaprettamento” ed è una tecnica di bondage estremo articolata che consente al dom di bloccare completamente il sub. Consigliata solo ai più esperti
6. Gomiti uniti: per alcuni è una tecnica extreme, per altri soft… che la verità sia nel mezzo? In ogni caso, è anche questa una tecnica articolata e soprattutto difficile da sostenere per il sub. In alcune versioni, si utilizza direttamente un mono guanto appositamente realizzato per il bondage